#CDCA23 Abilitazione: i requisiti minimi per l’equipollenza

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In vista del concorso 2016, che secondo la legge 107, comma 114, dovrà essere bandito entro il 1/12/2015 e viste le indiscrezioni, ad oggi non confermate dal Miur, circa una tabella A sulle classi di accesso all’abilitazione per le nuove CDC, in quanto Riconoscimento della professionalità degli insegnanti di italiano L2/LS abbiamo compilato una lista di requisiti abilitativi con i quali chiediamo accesso diretto al succitato Concorso.

Il messaggio che vogliamo inviare è chiaro: ci siamo e siamo qualificati, siamo già abilitati.

Il vuoto normativo che fino ad oggi ha caratterizzato la nostra professione in Italia e all’estero è stato colmato dalla nostra intraprendenza, ci siamo formati attraverso percorsi universitari specifici e qualificanti, abbiamo lavorato per anni come docenti di italiano per stranieri maturando competenze e professionalità sul campo.

Questo è quello che chiediamo ora: essere riconosciuti per quello che siamo, docenti di Italiano per stranieri abilitati e competenti.

Viste, quindi, le discussioni nate su questa piattaforma attorno al tema “requisiti per l’abilitazione” e credendo fino in fondo che una proposta valida sia inclusiva e rispettosa dei vari titoli conseguiti negli anni, riteniamo opportuno elaborare un criterio che non sia basato unicamente sui cfu, ma che partendo dai titoli di laurea, punti sui titoli di specializzazione e sulle ore di servizio prestate. Al tal fine, proponiamo i seguenti requisiti minimi per richiedere l’equipollenza della formazione e del servizio prestati all’abilitazione in didattica dell’Italiano a stranieri, permettendoci quindi l’accesso diretto al Concorso 2016 nella nuova CDC A23:

Tale proposta -denominata “a scaglioni”- presenta i titoli di laurea suddivisi per anno e tipo e si articola su tre punti (bisogna possederli tutti e tre):

  1.  titoli di laurea suddivisi per anno e tipo:
  • laureati VO [1]
  • laureati LS/LM[2] entro il 2016 (per un totale di 300 cfu)[3]
  • laureati LS/LM dopo il 2016 (per un totale di 300 cfu)[4]
  1. il conseguimento di uno tra i titoli di specializzazione elencati nella tabella*
  1. aver prestato servizio come docente di Italiano per stranieri presso le seguenti istituzioni italiane o estere riconosciute dal MIUR (Università, Istituti Italiani di Cultura, Scuole statali di ogni ordine e grado, scuole paritarie e/o private, centri di formazione professionale) per un minimo di 475 ore[5] (ammontare di ore di tirocinio a scuola previsto nei percorsi di abilitazione, Tfa) certificabili e documentabili dall’ente presso il quale si è prestato servizio.[6]

*Tabella titoli specializzazione L2/LS

  • Dottorato in Didattica in ambito linguistico e dell’Italiano a stranieri
  • Scuola di Specializzazione in didattica dell’Italiano a stranieri
  • Master di I e II livello in Didattica dell’Italiano a stranieri
  • Corsi di perfezionamento annuali in Didattica dell’Italiano a stranieri[7]
  • Cedils/Ditals I & II/Dils-PG I & II/Cefils[8]

 

[1] Questo tipo di lauree sono basate su esami annuali al superamento dei quali non si guadagnavano cfu. Molte di queste lauree non prevedevano esami obbligatori di sorta, contrariamente a quanto avviene adesso e come indicato dalla famigerata bozza della Tabella A, non applicabile ai laureati del VO.

[2] Sono state volutamente escluse le lauree triennali, considerate requisito insufficiente per l’abilitazione in base al decreto ministeriale n. 22 del 9 febbraio 2005 e al Decreto del 9 luglio 2009.

[3] Entro la data di pubblicazione del Concorso. Chi è laureato entro il 2016 non farebbe comunque in tempo a recuperare determinati cfu, richiesti dalla bozza della Tabella A.

[4] Non conoscendo come si svilupperà la faccenda, possiamo solo affermare che se venisse mantenuto il discorso dei cfu specifici, questi colleghi avrebbero il tempo di adeguare i loro piani di studi.

[5] Più dettagli sulle 475 ore di tirocinio, si consiglia il seguente link: http://www.istruzione.it/urp/abilitazione.shtml

[6] All’interno delle 475 ore è conteggiato anche il servizio prestato come esaminatore e/o somministratore di prove di certificazione CILS, CELI, PLIDA, ROMA 3.

[7] Erogati, per esempio, da Ca’ Foscari, 20 cfu: http://www.unive.it/pag/9464/ e in passato dall’ Orientale di Napoli, 25 cfu (corso non più attivo) http://magazine.unior.it/ita/content/corso-di-perfezionamento-annuale-didattica-dell’italiano-l2.

[8] L’unico tentativo di equiparazione Certificazioni=cfu è stata tentata dalla Diadori, ne “La Ditals risponde 3”. Riportiamo il suo ragionamento, completo di bibliografia. Il suo calcolo, però, non ha trovato nessun riscontro e rimane, dunque, arbitrario.

 

 

 

78 pensieri su “#CDCA23 Abilitazione: i requisiti minimi per l’equipollenza

  1. Qualcuno mi spiega cosa sono i cfu?

  2. Grazie per il magnifico lavoro. Non sono laureata, avrei qualche cfu all’università (tra gli 11 esami dati su 24 sociologia vo, purtroppo scaduti) ho due profili Ditals I, il Ditals II e supero ampiamente le 475 ore di tirocinio/ insegnamento.
    Da quel che vedo quindi ho i requisiti per i punti 2 e 3, ma non per il punto 1. Onestamente, non lo trovo troppo giusto.

    • Se riuscissi ad allinearmi alle considerazioni dei tanti colleghi che dicono “dobbiamo salvaguardare tutti i colleghi che fino ad oggi hanno operato in questo settore”, neanch’io lo troverei giusto.
      Infatti, Dils e Ditals hanno permesso l’accesso al primo livello anche ai solo diplomati, creando appunto colleghi che hanno operato per anni in questo settore seppur solo diplomati. Cosa hanno meno di colleghi che per anni hanno operato come facilitatori linguistici con una laurea in scienze politiche? Niente. Cosa hanno in comune? Mancano ambo d’una laurea umanistica e poco importa se vo o no.

    • Chi vuole lavorare nella scuola statale deve avere la laurea. Punto.

  3. Salve a tutti. Vorrei fare una considerazione in merito alle diverse situazioni in Italia. Nella mia provincia (Sassari) io ho tentato in tutti i modi di lavorare nelle scuole come insegnante di italiano L2, ma, nonostante i titoli (master, ditals, tirocinio all’estero ecc), non sono mai stata presa in considerazione perché le scuole si sono sempre affidate a personale interno anche se i professori non avevano alcuna preparazione specifica. Stessa cosa vale per i CTP dove hanno assunto sempre e solo insegnanti della scuola primaria. Per questo io ho sempre sperato nella creazione di una specifica classe di concorso che, finalmente, avrebbe dato l’opportunità anche a noi di lavorare in questo campo, proprio perché finalmente i titoli specifici sarebbero stati presi in considerazione. La vostra proposta non mi permetterebbe di fare il concorso perché, in mancanza d’altro, io ho sempre lavorato in una scuola privata che risulta essere un centro culturale e dunque non sarà mai riconosciuta dal MIUR. Ancora una volta noi (perché immagino di non essere l’unica in questa situazione) verremmo penalizzati, non perché non volevamo lavorare, ma perché i criteri con cui venivamo esclusi erano quanto meno arbitrari e dettati dall’ignoranza di chi si occupava dell’organico. In un’ipotetica graduatoria mi sembra giustissimo che chi ha tante ore d’insegnamento a scuola stia prima di me, ci mancherebbe! Ma l’idea che io non possa proprio accedere al concorso non la ritengo per niente giusta. Scusate! A mio parere le ore d’insegnamento a scuola dovrebbero essere dei titoli utili ai fini di un punteggio in graduatoria ma non il requisito obbligatorio per accedere al concorso in una classe che fino a ieri non esisteva.

    • Ciao Sandra, io sono in una situazione opposta alla tua. Ottima conoscenza di due lingue (inglese C2 e tedesco B2 in corso di miglioramento) anni di soggiorno all’estero e altre lingue in cantiere. Studio individuale appassionato della lingua italiana. Ma tanto non serve a niente, perché il mio percorso universitario è costituito da un solo biennio di sociologia vo, con gli esami prima penalizzati dalla riforma, e poi scaduti. Quindi nonostante il corso Ditals, due Ditals I, il Ditals II e ore di tirocinio/insegnamento ad abbundantiam, neanche rientro nella proposta.
      Tra l’altro non mi pare sia obbligatorio conoscere alcuna lingua straniera, cosa invece fondamentale secondo me, per sapere di prima mano che cosa comporta l’impararne una. Buona fortuna!

  4. Io non ho compreso una cosa: per uno che sia anche abilitato TFA, con le famose 475 ore di tirocinio, potrebbe anche non essere necessario avere le 475 ore di insegnamento di italiano L2/LS?

  5. Ciao a tutti, scrivo dalla Provincia di Trento e faccio parte di un’associazione composta da una decina di faciiltatori linguistici che operano in strutture scolastiche ed extrascolastiche (corsi per adulti). Tutti noi abbiamo frequentato un corso organizzato dal Dipartimento Istruzione della Provincia di Trento, che ci ha permesso di essere inserite in una graduatoria da cui attingono le scuole. Il titolo richiesto per operare nelle scuole dell’obbligo trentine è dunque questo.
    Credo sia importante tenere presente le differenze regionali, prevedendo delle eccezioni, o comunque non riducendo l’accesso a tale classe di concorso al possesso di titoli più “conosciuti” o che sono presenti da pochi anni.
    Vi ringrazio per questo blog e spero che questa campagna porti i risultati attesi!!
    Un saluto Maria Luisa

  6. Ciao a tutti! Ho letto con attenzione, e anche io vorrei riporre la domanda sul master, io proporrei di ritenere sufficiente il primo livello, perché a Ca’ Foscari (dove ho fatto io) si può fare il secondo livello se hai un posto di lavoro che ti faccia fare la tesi, quindi chi sta cercando lavoro come insegnante ma non ce l’ha non può accedervi. E anche il monte ore mi sembra difficile da definire: e il volontariato? è didattica a tutti gli effetti ma non è lavoro riconosciuto… e tende un po’ troppo a escludere i giovani, o comunque i laureati da poco. Dunque le mie proposte sono considerare sufficiente il master di primo livello e rivalutare la presenza del requisito del monte ore.
    Grazie per l’impegno e per il lavoro!

  7. Grazie a tutti per il grande lavoro fatto per preparare questa proposta! Alla luce del panorama formativo post lauream così variegato dove hanno avuto accesso persone con lauree umanistiche e non, come é stato ricordato da alcuni di voi, credo sia giusto creare una base comune da cui partire che permetta, così come è stato proposto, a coloro che hanno laurea, titoli ed esperienza di accedere al concorso. Ognuno di noi ha fatto un percorso diverso e questo è inevitabile considerato il vuoto normativo che è stato voluto dal Miur e non da noi. Dobbiamo essere convinti che stiamo chiedendo quello che ci spetta: di essere riconosciuti come professionisti. Il concorso non garantirà un posto di lavoro sicuro il giorno dopo averlo superato: chi potrà accedervi e superarlo entrerà nell’intricato (almeno per me) meccanismo delle graduatorie e le cose non saranno tutte facili. In questo momento è importante mantenere lucidità, avere una visione d’insieme e formulare proposte sia credibili sia condivisibili e che parlino il linguaggio del Miur (e la proposta fatta secondo me va in questa direzione). Grazie ancora a tutti per il lavoro e i contributi sul blog😀

  8. Ciao ragazzi! io ho tantissima esperienza di insegnamento, ma non solo nelle scuole, anche in associazioni culturali e onlus. Queste ore non sarebbero riconosciute? Grazie!

  9. E voglio aggiungere che queste persone hanno fatto un sacrificio sia economico sia di tempo allontanandosi da casa per la frequentazione del master. Quindi hanno investito per garantirsi poi l’accesso. Pensiamoci. Non è poco.

  10. Cari colleghi, il master include ore di insegnamento che non vengono poi specificate sulla pergamena, tanto è vero che il costo del master è sostanzioso come quello del TFA e cioè più di 3500 euro. Quindi prego di dare attenzione a questa situazione e di calcolare la differenza tra i vari titoli di specializzazione, non di qualità, ma tra quelli che includono o meno il servizio. Nel caso in cui tale differenza non si possa fare (ma non credo, visto che c’è differenza di costi notevole), chiedo che le ore di insegnamento siano allora un requisito non di accesso al concorso madi differenza di punteggio tra vincitori di concorso. Non si possono escludere quelle persone che hanno tutti i titoli ma non hanno avuto possibilità di accumulare punteggio per mancanza di corsi di L2 sul proprio territorio, o perchémnon hanno potuto dedicare ore della giornata ad una attività che fino ad ora è stata nella maggior parte dei casi di puro volontariato; chi ha famiglia deve pensare a portare a casa uno stipendio! Quindi vi prego di riflettere su questo. Grazie

  11. Ciao a tutti e grazie ancora per il vostro paziente lavoro.
    Vorrei rispondere con la mia riflessione a chi di noi pensa che i titoli e le esperienze vengano svalutati da una proposta così inclusiva.
    Mi sembra che la proposta elaborata, per molte ragioni, sottenda una considerazione generale: le nostre esperienze sono spesso molto diverse perché diversa è la professione che svolgiamo. Se siamo d’accordo su questo presupposto, è evidente che ne accettiamo le conseguenze, ovvero il principio di includere in questa famigerata CDC tutti (in teoria) i profili possibili.
    Chi partecipa a questo blog ha sicuramente l’esperienza necessaria per sapere che insegnare L2 a un gruppo di adolescenti (tralascio volutamente altri dettagli sul pubblico, sul contesto, etc.) non è la stessa cosa che insegnare LS a un pubblico senior. Così come concorderà sul fatto che si può aver studiato a fondo un determinato fenomeno di acquisizione, con tanto di lode della commissione e pubblicazione della monografia, e non saperne niente di gestione della classe. E infine, che la linguistica è certo fondamentale per alcuni tipi di pubblico (o di livello, etc.), ma molto meno importante se il pubblico chiede la critica del testo di tale autore sconosciuto.
    Cose che tutti sappiamo.
    Il che, tradotto in profili, significa che ci sono certamente differenze tra il laureato in scienze politiche che fa il facilitatore da una vita, quello laureato in matematica che però poi ha 10 anni di esperienza di insegnamento di italiano in Cina, e anche il “modello perfetto” di chi si è laureato in didattica, ha pure il dottorato, ma raggiunge appena la soglia delle 475 ore di tirocinio, ma che tutti, di fatto, hanno uguale diritto di vedere riconosciuto il loro statuto.
    Ancora una volta, se siamo d’accordo su questo, ne accettiamo le conseguenze, cioè che nel computo dei titoli di accesso una certificazione (e simili) valga quanto un dottorato (e simili). E che le 475 ore (minime) di tirocinio includano sia chi è competente (a livello teorico) in glottodidattica, sia chi abbia insegnato per anni senza avere idea di cosa essa sia.
    La proposta di Riconoscimento è inclusiva e allo stesso tempo delinea una base comune, cosa per niente facile. Il “profilo minimo” che si può ritagliare dalla somma degli scaglioni è un laureato (criterio 1), che abbia almeno sfogliato qualche libro di linguistica e glottodidattica (criterio 2) e che abbia idea di che cosa sia una classe (criterio 3).
    Sì, certo, sappiamo tutti che questo non basta, che le ossa te le fai in classe, che il pubblico è diverso, che se lavori con un certo approccio è tutt’altra cosa, e bla bla bla. Ma sostengo l’idea che il suddetto “profilo minimo” abbia i requisiti minimi, e soprattutto, il diritto di partecipare al concorso.
    Piuttosto, questo, come sarà strutturato? Se venisse mantenuta la “struttura Profumo”, il nostro “profilo minimo” sarebbe perfetto per presentarsi agli scritti. E poi tutti i suoi titoli e l’esperienza accumulata verrebbero tradotti (si spera in maniera intelligente e senza dover ricorrere al TAR) in punteggi all’orale.
    Perché quindi non aspettare quella tappa perché sia valutato adeguatamente ogni profilo, invece di difendere preventivamente la propria posizione?
    Grazie per la lettura.

    • Se tra i requisiti richiesti c’è una certificazione, non è possibile che la persona non sappia niente di glottodidattica. Si dovrebbe accere con la somma dei tre requisiti, non con uno dei tre.

    • Non vengono svalutati solo titoli ed esperienze, viene svalutata la credibilità della categoria in toto. Spero di sbagliare, comunque penso che avanzare una proposta “tutti dentro” non dia di noi l’immagine di interlocutori affidabili. Se noi per primi diciamo che si può insegnare italiano con una laurea in geologia, secondo me al Miur si mettono a ridere – e tralasciamo la reazione di una docente di glottologia, qual la Giannini è, di fronte a un’affermazione del genere.
      Ogni classe di concorso ha delle lauree che vi permettono l’accesso, perché “la nostra” no? Perché Ditals, Dils e Cedils negli anni hanno guadagnato su questo vuoto normativo e per guadagnarci ancor di più hanno permesso l’accesso a tutti (e di conseguenza hanno guadagnato soldi che in caso contrario non avrebbero mai visto)? Facciamo il nostro o il loro gioco?
      Crediamo davvero che il ministero crei una classe di concorso per tutti? E quale sarebbe la peculiarità di questa classe di concorso, di questi professionisti, se una laureata in giurisprudenza vale quanto una in lettere, uno di agraria quanto uno in lingue? Il buonismo di una siffatta proposta n’è l’unica peculiarità. Suvvia ragazzi, una cosa è cercare di essere simpatici a tutti, tentativo vano poiché impossibile e come vedremo neanche la decisione finale del Miur sarà simpatica a tutti, altra cosa è cercare di guadagnare la posizione di interlocutore credibile e avanzare proposte concrete alla luce del sistema vigente… adesso, prima che decidano, no aspettando tappe quando i giochi saranno già fatti.
      Nei decenni passati la scuola pubblica purtroppo a volte è stata parcheggio per persone che non avevano trovato sbocco nella loro sfera professionale, per persone interessate a fare due lavori – perché insegnare “in un certo modo”, vale a dire senza modo, lo permetteva – proprio come è ancora oggi insegnare italiano in alcune realtà estere… proprio noi dobbiamo riproporre questo modello?
      A proposito di estero, per chi non ci vive, immaginate di mandare i vostri figli in una scuola all’estero e venire a conoscenza che il prof di tedesco l2, la prof di giapponese l2 hanno in realtà studiato chimica o ingegneria… vien da pensare: “solo in Italia”, e infatti è quel che si vuole creare.

      • Hai in parte ragione. Sotto la Direzione della rettrice Giannini, l’unistrapg ha istituito il master con accesso ai laureati in giurisprudenza o economia. Che vogliamo fare? Purtroppo è andata così.

      • In linea di massima sono d’accordo con te. Sono la prima a pensare che molti (Siena in primis) abbiano lucrato con le certificazioni. E sono d’accordo con te sul fatto che la scuola pubblica abbia, sbagliando, accettato di tutto nel suo organico.
        Non auspico che la proposta inclusiva delinei per sempre i criteri di ammissione a questa nuova classe di concorso. Sono d’accordo anch’io che una laurea umanistica + una specializzazione di alto livello (dottorato o master) in didattica sono più coerenti. Ma quanti di noi che hanno lavorato negli anni di vuoto normativo non verrebbero riconosciuti in questo modo?
        E non si tratta di “tutti dentro”, ma di chi si è fatto comunque un mazzo così e non può vedersi riconoscere anni di lavoro.
        Sull’estero siamo ancora lontani dal fatto che venga riconosciuta una certificazione in didattica, figuriamoci se si avrà mai un’apertura su un laureato in chimica o ingegneria…
        Esistono, non in Italia, percorsi di formazione universitari “misti”, e anche paesi dove per l’accesso al concorso della scuola pubblica in qualunque disciplina basta essere laureati (non necessariamente in quella disciplina – ci pensano al concorso a segarti).
        Non sono in grado di valutare quale sistema sia migliore e non è questo il tema della nostra discussione, ma mi auguro che anche in Italia si arrivi prima o poi a stabilire una volta per tutte come diavolo si fa a diventare insegnanti di scuola, senza disparità e incongruenze normative.

  12. Tre appunti:
    1. Ho la Ditals II, la Cedils e la Scuola di Specializzazione. Equiparare la Scuola di Specializzazione e/o il dottorato alle certificazioni Cedils e Ditals/Dils (di qualsiasi livello) non sembra logicamente proponibile (al Miur e di conseguenza da loro accettabile) sia per i valori in cfu sia per la durata della Scuola e del dottorato sia per la “presenza in classe” – nel senso che ancora oggi è possibile, in alcuni casi, conseguire quelle certificazioni senza aver seguito alcun corso post lauream; sono somministratore di una di quelle certificazioni di competenza in didattica e parlo sia per esperienza diretta sia perché ogni anno, dove lavoro, compiliamo tabelle comparative di quelle certificazioni. Capisco il punto di vista di chi possiede una di quelle certificazioni, che immagino sarebbe stato anche mio dieci anni fa, i colleghi che oltre ad avere la scuola e/o il dottorato hanno una di quelle certificazioni immagino capiranno il mio.
    2. Ho il certificato di somministratore e somministro gli esami CILS da sei anni. Anche lì, equiparare le ore di didattica e le ore di somministrazione di un esame di competenza linguistica in italiano ls non sembra logicamente proponibile (al Miur e di conseguenza da loro accettabile). Durante le parti scritte di questi esami il somministratore non svolge alcuna attività didattica, ma si limita a dare le istruzioni e ad assicurarsi che gli ottanta, o più o meno, candidati non copino. Questo punto può di certo essere questionabile, dare un compito scritto, relative istruzioni e controllare i copioni può essere inteso come attività didattica, come purtroppo alcuni prof l’intendevano 20-30 anni fa (molti ricorderanno per quante ore di supplenza e non ci si teneva boni così).
    3. Non si specificano le lauree, anche questo non sembra logicamente proponibile (al Miur e di conseguenza da loro accettabile). Per insegnare italiano agli italofoni, mettiamo la a043, per loro devi avere una laurea di ambito umanistico, lasciamo perdere i cfu, per insegnare italiano agli stranieri non è necessaria la laurea di ambito umanistico. Soprattutto su questo punto non credo ci possiamo illudere che venga accolto. Esempio: ho una laurea in lingue, facciamo che ho seguito un corso di 200 ore di matematica erogato, post lauream, da una università e conseguito una certificazione. Secondo la logica della proposta, a questo punto mi mancherebbero 475 ore di insegnamento della matematica per poter accedere alla classe di concorso e diventare prof di matematica alle medie. Con una laurea in lingue nessuna delle istituzioni citate al punto 3 mi farebbe insegnare matematica… o forse una scuola privata, ma non paritaria di certo, pena revoca della parificazione. L’esempio è finalizzato a dire: deleghiamo (noi è Miur) la scelta della tipologia delle lauree alle scuole private, ad alcuni IIC e ai centri di formazione professionale? Perché solo lì è (stato) possibile insegnare italiano con una laurea non umanistica, non di certo nelle università, nelle scuole statali e paritarie. Questo tocca anche le 475 ore, in alcuni IIC, quelli che organizzano concorsi, si possono conseguire solo con la laurea umanistica, in altri è a discrezione, stessa cosa per le scuole private.
    Per chiudere mi faccio odiare completamente: per ragioni storiche nell’Italia degli ultimi 20 anni insegnare italiano agli stranieri, benché precariamente è con tutte le difficoltà che sappiamo e che abbiamo vissuto, ha dato lavoro anche a chi prima non aveva mai aperto un libro di linguistica italiana. Una proposta che faccia saltare tutti sul prossimo carro naturalmente ci farà amare da tutti i colleghi, ma secondo me difficilmente verrà accettata dal Miur. Una proposta con lauree umanistiche più dottorato, scuola, master come abilitanti forse sarà con loro negoziabile (sul dottorato ho dei dubbi perché come sappiamo i colleghi addottorati chiedono da anni il riconoscimento del titolo come abilitante ma ancora niente).

    • Vorrei risponderti riguardo al punto 3: la scuola di specializzazione dell’UNIVERSITA’ per stranieri di Pg ha permesso l’accesso a tale corso ai laureati in Lettere, ma anche a quelli in Filosofia; al Master erano ammessi i laureati in Giurisprudenza e Economia e Commercio. Credo che non possiamo fare altro che cercare di essere inclusivi e cercare di tutelare coloro che fanno questa professione da ormai più di 10, 15 anni. Posso convenire con te sulla discutibilità di tali criteri d’accesso, ma ormai ci sono già stati, i soldi di questi corsi le università li hanno presi e tante persone ci hanno investito la propria esistenza.

      • Una cosa è filosofia, dove studi filosofia del linguaggio, logica, retorica etc. (appunto laurea di ambito umanistico), altra cosa sono giurisprudenza ed economia. Quindi il problema che sottolinei sono i master, non la scuola di specializzazione di Perugia. Ad ogni modo, se unistrapg e altri, sull’onda del vuoto normativo e per battere cassa, hanno aperto certificazioni e master a laureati che in caso contrario mai gli avrebbero potuto portare soldi, noi allora ci facciamo paladini dei loro interessi o dei nostri?
        Il fatto che ci siano già stati, purtroppo per chi li ha fatti, non significa niente; il Miur non starà a giustificare le proprie scelte alla luce di quelle fatte da alcune università, dove parliamoci chiaro il mero fine era economico.

    • Pietro, non riesco a comprendere cosa intendi per credibilità della categoria, e soprattutto verso chi dovremmo mantenerla. Il tuo ragionamento potrebbe essere, in linea teorica, giusto e però … nel post successivo c’è un appello da parte di alcune ragazze laureate in didattica di italiano che, giustamente, chiedono che il loro titolo valga così come è, senza altre certificazioni aggiuntive. Se questo fosse l’unico criterio, saremmo fuori anche io e te, così come siamo fuori considerando le bozze di tabelle venute fuori dal MIUR. Sono tre anni che stiamo lavorando a questo progetto per l’istituzione di una Cdc, queste valutazioni le abbiamo fatte e rifatte confrontandoci su questo blog e su altri gruppi e probabilmente continueremo a confrontarci, visto che la nostra categoria ha una formazione molto variegata, d’altra parte tu stesso ammetti che dieci anni fa le tue valutazioni sarebbero state diverse. E tornando alla credibilità, direi che se siamo in queste condizioni la colpa è proprio della mancanza di credibilità del MIUR e delle università che in presenza di un buco legislativo mai colmato hanno permesso che si creassero le condizioni in discussione ora. Ci sono moltissimi colleghi con percorsi differenti che insegnano al momento presso università ed enti, ci sono colleghi che insegnano grazie a corsi istituti dalle regioni che non richiedevano requisiti stringenti e anche negli IIC sono approdati insegnanti senza formazione coerente che però hanno acquisito nel frattempo, pensi stia a noi decidere di lasciarli fuori dopo che enti e istituzioni li hanno utilizzati? Parli di scuola come parcheggio, io non conosco la situazione interna alle scuole, ma so che è frutto di decisioni legislative che sicuramente non sono state fatte da chi ci lavora come insegnante e in moltissimi casi la coerenza non è stata presa in considerazione, probabilmente un laureato in materie umanistiche non andrà ad insegnare matematica con un corso di 200 ore, però avviene oggi che un laureato in matematica insegni scienze alle scuole medie o che un laureato in qualunque disciplina venga messo sul sostegno senza avere nessuna qualifica, questo avviene e avviene per legge, quindi non riesco a capire perché queste discrepanze debbano valere soltanto per chi vuole insegnare italiano L2. Io personalmente ho dei dubbi persino riguardo alle ore di insegnamento per chi ha una laurea inerente VO più certificazione, per il semplice motivo che a nessuna delle precedenti Cdc è mai stato chiesto di presentare la mole di titoli che ora viene richiesta a noi. Quello che i colleghi con grande sforzo e capacità hanno cercato di mettere insieme è un elenco di possibili requisiti in linea con la legge 107 cosiddetta buona scuola per far sì che non apparissero eccessive discrepanze cole altre Cdc e il nuovo metodo di reclutamento, quindi direi che da un punto di vista di credibilità della categoria la nostra parte è stata più che fatta. Se vogliamo parlare di equità e giustizia dobbiamo mantenere intatte le possibilità che in passato sono state date per poter insegnare questa materia, chi avrà maggiori titoli o titoli più congrui li farà valere insedi come punteggio maggiore e ragionando così non credo stiamo facendo gli interessi delle università o del MIUR, ma semplicemente di tutti quei colleghi che ci hanno creduto e hanno lavorato a proprie spese e in condizioni oggettivamente precarie con professionalità.

      • Alessandra, la tua domanda (pensi stia a noi lasciarli fuori […] ?) è proprio il punto: sono convinto che il Miur lascerà qualcuno, o purtroppo parecchi, fuori. Lo farà seguendo un ragionamento abbastanza lineare, non per questo coscienzioso eppur lineare: sto creando la nuova benedetta CDC e di conseguenza sto asserendo chi è l’insegnante d’it ls/l2; se le università in questi anni hanno fatto di testa propria, poco m’importa. È giusto questo ragionamento? No. È possibile che sia così? Sì.
        Portando il discorso a monte per esempio, se confermata la tabella OS, lasciare fuori la LM37 rientra in questa “linearità” già dimostrando il poco m’importa.
        La credibilità e l’antipatia/odio a cui mi sono più volte riferito sta lì: il Miur sta lavorando per indicare chi sarà domani l’insegnante d’it ls/l2, per porsi come interlocutori credibili bisogna fare lo stesso; dire che tutte le lauree vo vanno bene sembra una sanatoria per il passato, non un’indicazione per il futuro, oltre al fatto già sottolineato che può dare seguito a ricorsi. È arrivato il momento di dire finalmente chi è il docente d’it ls/l2, non tutti possono esserlo come non tutti possono essere prof di economia alle superiori. Secondo me loro intenderanno la CDC come l’ora zero, da qui in avanti chi è questo docente? Cosa deve avere per lavorare con quegli studenti?
        Loro si tireranno dietro delle inevitabili antipatie, se vogliamo poter dialogare con loro prima che decidano c’è le dobbiamo tirare anche noi piuttosto che dire “vogliamo salvaguardare tutti i colleghi ante nuova CDC”.

        Se hai letto il commento di “Glo”, uno degli ultimi qui presenti, non ha il punto 1, LA LAUREA, ma ha i punti 2 e 3.
        Anche lei è collega ante CDC e quindi sarebbe da salvaguardare; così andiamo a parare sul “venghino signori venghino, c’è posto per tutti”.
        È giusto farlo se come dici tu forse non ci sarà posto neanche per persone come te e me? O è più giusto entrare nella loro ottica dell’ora zero, usare il loro linguaggio e quindi avanzare proposte che davvero siano negoziabili con il fine di poter far sentire la nostra voce, in caso contrario resterà inascoltata, nel dire chi è d’ora in poi questo docente?
        Forse non rientreremo né io né tu; per me sarà un “rinforzo” alle motivazioni che mi hanno spinto otto anni fa ad andarmene, in caso a te consiglierei di fare lo stesso se non l’hai già fatto.

  13. scusate, fra le scuole private si intende anche le scuole di lingua?

  14. Buongiorno e grazie di nuovo per il lavoro svolto.
    Ho due richieste di chiarimento:

    1) Titoli di laurea: questa nostra proposta si allineerà con le specifiche lauree indicate dal Ministero o si riferisce a qualunque laurea (purché non triennale)? I cfu nei vari SSD resteranno quelli che verranno indicati dal Ministero?

    2) Nei titoli di servizio si citano gli “centri di formazione professionale”: sarebbe possibile fare anche un riferimento esplicito a CTP/CPIA? Molti di noi hanno lavorato o lavorano proprio (e solo) in questo tipo di contesto.

    Buona giornata.

    • Allora, stiamo ripensando gli scaglioni, cmq per lo scaglione 1 siamo inclusivi di qualsiasi laurea. Per lo scaglione 3. temo che il riferimento sia quello del ministero, perché si laureeranno quando il bando sarà pubblicato e lì non si può più negoziare. Lo scaglione 2, può creare problemi a chi si è laureato a luglio e non ha potuto maturare le 475 ore e non ha nemmeno una certificazione.

  15. Prima di tutto: bel lavoro! Ho solo un chiarimento: per laureati vo si intende qualunque laurea?

    • Monica per il punto 1 sì. Il punto 2 è il più critico. In teoria, i 72 cfu è difficile che ce le abbia una LM 37. Chi è nel punto 3, diciamo che se i 72 cfu vengono confermati, farebbe in tempo a studiare per ottenerli tutti o a fare ricorso.

  16. Cara Ambra e tutti, per quanto riguarda il dottorato, potrebbe essere considerato valido anche il dottorato in scienze del linguaggio con una tesi di ricerca in didattica delle lingue e specificatamente dell’italiano come LS? Mi riferisco in particolare al dottorato in Scienze del Linguaggio del Dipartimento di studi linguistici culturali e comparati di Ca’ Foscari (http://www.unive.it/pag/7368/) che tra le tematiche di ricerca prevede appunto didattica delle lingue e dell’italiano come LS.
    Grazie a te e tutti per l’ottimo lavoro fatto!

  17. Scusate, ho un’altra domanda: secondo la proposta, le ore di servizio oltre le 475 di cui si parla non verrebbero in qualche modo conteggiate? A me sembrerebbe giusto che lo fossero.
    Ancora grazie.

  18. Scusa ambra non avevo letto abilitazione in lingue straniere

    • Va bene mi devo arrendere al fatto che il mio lungo commento e’ andato perso…cmq ora il quadro, leggendo tutto per bene, mi è più chiaro..c’è solo una cosa che non ho capito e che vedo hanno richiesto anche altri…In che senso “scuole riconosciute dal Miur”? Io ho lavorato per l’ENAIP..qualcuno sa dirmi se rientra tra le scuole riconosciute dal Miur?Ho anche lavorato per associazioni che erogavano corsi d’italiano ma che dubito siano riconosciute..quindi vuol dire che sono fuori?Penso che tra coperative e quant’altro la maggior parte di noi si trovi nella medesima situazione…quindi come fare? Secondo me è assolutamente opportuno trovare una soluzione a questo problema…cmq anche se apprezzo moltissimo la vostra iniziativa, la vedo grigia…parlo per me ma penso che molti siano nella mia stessa barca…è incredibile svegliarsi un giorno e scoprire che tutti i sacrifici fatti finora per riuscire a fare questa professione siano vani.Laurea specialistica, Ditals, esperienze pluriennali…tutti vani…

      • Giulia, ma davvero pensi che tutti quelli che hanno lavorato alla proposta ci rientrino? La nostra è una proposta, non LA proposta. Siamo stati flessibili sulle lauree, ma sulle scuole, devi tenere presente come ragiona il Miur. Sull’ENAIP devi saperlo tu. Proponi tu una soluzione.

  19. Io avevo risposto ma nonmi compare il commento…che fine ha fatto:(?

    • Vado a controllare, cmq siccome siete in due di Giulia, almeno tu firmati aggiungendo qualcosa al tuo nome (anche solo alcune lettere del cognome ecc–> Il colore del gravatar che vi viene affibbiato in automatico non aiuta). Questo vale anche per le Cristina!!! Grazie.

    • Giulia avatar fucsia: hai commentato in un altro post. E leggo “in risposta a Cris”… torna a copiarlo qui. E se puoi, aggiungi altre lettere al tuo nome o te e la tua omonima che ha commentato prima verrete confuse facilmente. grazie

      • Ok capito Ambra!! Ora cambio il nome. Il post puo anche restare li tanto era piu attinente a quello ora che ho letto tutto! Grazie!

  20. …inoltre mi sembra manchi una situazione piuttosto “comune”: svolgimento delle ore di Italiano LS o LE (“lingua etnica”) in scuole all’estero in progetti svolti in collaborazione con università italiane (es., univ.italiane e CO.AS.IT. per quanto riguarda l’Australia)

    • sono d’accordo con te: 475 ore in “scuole riconosciute dal Miur” mi sembra un requisito pericolosissimo! non ci si può dimenticare di coloro che, per fare esperienza, affrontano viaggi oltreoceano investendo forze e tempo in tirocini post laurea et similia :\

      • @Alessandro Tur e Laa Virgi: la proposta non può includere tutti gli insegnanti di italiano nel mondo, non è una sanatoria. dobbiamo anche comprendere come ragiona il Miur. Fateci sapere di più su queste scuole e i loro progetti. Grazie. Fatele pervenire a riconoscimentolels@gmail.com queste info

  21. Salve a tutti/-e; manca il titolo “trentino” di Facilitatore Linguistico… Si tratta di una dimenticanza o c’è stata una riflessione volta ad escluderlo? Grazie dell’attenzione. P.s.: essendoci il Cefils, mutatis mutandis…

    • ciao Alessandro ci servirebbe un link, in più di una settimana ancora non è pervenuto. Uno dei link che sono stati condivisi illustrava la figura, non il percorso di studi. Grazie

      • “In più di una settimana” ad Agosto… Riprovo a chiedere al Centro Millevoci; sono molto gentili ma siamo in fase di ferie (meritate).

      • Come già scritto da una collega, un link non esiste. Occorre chiedere alla PAT (o al Centro Millevoci)…

  22. non ho compreso una cosa: per uno che sia anche abilitato TFA, con le famose 475 ore di tirocinio, potrebbe anche non essere necessario avere le 475 ore di insegnamento di italiano L2/LS?

  23. Ambra, io mi adeguo a quella bozza, anche io ragionerei come te infatti sono laureata, abilitata etc, ma stando alla famosa tabella mi mancherebbero cfu. Volevo un aiuto in questo senso. Ho visto che avete incluso qualcosa nella proposta per delle lauree vo.ottimo!!

  24. Mi é venuta un’altra cosa in mente per chi é laureato in lingue o lettere vi ricordate il famoso requisito del biennio di italiano per insegnare italiano all’estero e l2 in Italia richiesto anche dai concorsi banditi dal ministero degli esteri?come mai nn viene menzionato nella bozza potrebbe essere sostitutivo a qualche altro esame. Lo includiamo?

    • Simone, noi non ragioniamo per SDD o cfu. La laurea è giustamente completata da titoli di specializzazione e da ore di servizio da certificare, se hai la fortuna di non aver lavorato in nero.

      • Ambra, dottorato in linguistica applicata (con tesi sulla didattica dell’italiano a stranieri)?! Potrebbe essere contemplato tra i titoli plausibili?

  25. Ottimo lavoro e ottima proposta!Grazie per il tempo e tutte le energie spese!Pongo una domanda che è già stata fatta: relativamente al punto:- laureati LS/LM[2] entro il 2016 (per un totale di 300 cfu)- quali sono le classi di LS/LM ritenuti validi?

  26. Mi aggrego alla domanda di Annarita. Che vuol dire scuole italiane o estere riconosciute dal Miur? Quali scuole vengono considerate? Inoltre, va bene il dottorato in didattica dell’italiano a stranieri, ma quello in linguistica applicata, no? (Soprattutto se con una dissertazione sulla didattica dell’italiano LS).

  27. Complimenti e grazie per il lavoro svolto!
    Ho però un dubbio: i titoli di laurea sono generici? Nel senso, qualsiasi laurea va bene o ci muoviamo in un certo ambito?
    Mi piace la proposta, anche se credo che il Miur sarà più propenso a considerare le certifucazione – Ditals etc.. – e i corsi di perfezionamento non come titoli di acceso ma come titolo ai quali viene attribuito un punteggio.
    Avrei un’altra domanda: ma le ore in qualità di esaminatore celi, cils e via dicendo, come vengono conteggiate?
    Grazie

  28. Complimentoni!

    Mi pare una proposta sensata, lineare con quanto discusso nelle scorse settimane, semplice e completa; soprattutto, che include “abilitando” il maggior numero di opzioni possibili. Sempre che, come si dice qualche commento più su, il MIUR sia poi propenso a utilizzarla come base aggiungendo quello che vorrà (o no) specificare.

  29. Ciao!! Domandina: ho una laurea in Lettere VO conseguita nel decennio (1991/2001) quando ancora era possibile sostituire l’esame di latino con due esami di filosofia. Saranno considerate anche queste opzioni? Grazie!!

  30. Si,la legge valorizza il servizio con abilitazione annessa. Il discorso ovviamente é diverso per una cdv nuova secondo me, quindi la vostra richiesta fila,non fa una piega.Cmq anche per noi abilitati i requisiti e le certificazioni richieste rimangono un problema, io rimarrei in ogni caso fuori perché richiedono cfu improbabili

    • Sei abilitato in cosa? ci stai dicendo che secondo la bozza di Tabella A non potresti concorrere alla A23? è importante Simone. Grazie

  31. Scusate. Non mi è chiaro un punto. Un master di I livello sarebbe sufficiente? O come requisito considerate aver frequentato anche quello di II livello? Grazie😅

    • Seguo. Immagino che il master di primo livello sia sufficiente ma, in effetti, ci può essere margine di dubbio.

      • Per Anna Adelchi e Sonia Virgone: la differenza tra I e II livello di un Master sta nei titoli di accesso. Entrambi rilasciano lo stesso numero di crediti.

      • Quindi, scusate, non ho capito… un master di primo livello potrebbe non dare accesso al concorso?

      • Aggiungo, se nella proposta si intendono entrambi, cosa che io sosterrei, forse si potrebbero indicare su due righe diverse, in modo che sia chiaro per tutti, così da non dare adito a sbagliate interpretazioni
        – master di I livello
        – master di II livello

        grazie per il lavoro svolto

  32. Salve a tutti, ho insegnato italiano per stranieri solo per un centinaio d’ore in un CTP…ma ho 9 anni di insegnamento di lingua francese….mi chiedo…posso accedere comunque? In nessun concorso precedente era necessario avere un monte ore di insegnamento….anzi…molti hanno partecipato senza mai aver messo piede in una classe…

    • la legge 107 valorizza, per il prossimo concorso, fino a 180 giorni lavorativi (comma 114 o 115, cito a memoria). Noi parliamo di ore… Se hai solo 100 ore certificabili, temo di no.

      • Infatti, si aprla di ore perché il servizio nella scuola pubblica viene valutato a giornate, ma se non si è mai messo piede, in quanto non esisteva la cdc A23, valgono le ore.

    • Ambra ma io non ho capito una cosa…se il concorso 2015 dice che deve essere sostenuto dagli abilitati e per l’a023 abilitati non ce ne sono ma stiamo proponendo noi al miur i requisiti per poter accedere al concorso, se uno è abilitato che ne sò in lingue o italiano tramite ssis o tfa ma non ha certificazioni ditals, master e simili può sempre sostenerlo sto concorso? Mò mi viene questo dubbio per capire chi potrebbe avere diritto e chi no…e ancora i requisiti che proponiamo per l’accesso…basta averne uno, o due o tutti…visto che tale proposta è stata denominata a scaglioni…

      • allora, Ale, secondo la nostra proposta, NO! Per capire meglio la definizione di scaglioni, che era riferito all’anno di laurea, abbiamo leggermente modificato quella frase; spero risulti più chiaro adesso. Il Miur non ci ha mai considerati, io quindi adesso penso a tutti quelli che lavorano da anni, si sono formati da anni e rischiano di prendersela in quel posto. E guarda che ho amici che il tfa in lingue straniere le ho hanno fatto, eh. Ma questa è guerra… o giù di lì.

  33. Le 475 ore di tirocinio e i CFU attinenti allo svolgimento della professione escludono il TFA dopo la magistrale, se ho capito bene, quindi dopo i successivi due anni di università si fanno i Master o certificazioni come la DITALS? Sbaglio o è questa la proposta?

    • provo a risponderti io Lorenzo: più che “escludono”, direi che corrispondono. Così dimostreremmo che abbiamo ore di lavoro che possono valere come un tirocinio (perché così funziona adesso il Tfa). Scambi sul gruppo, hanno dimostrato che a 475 i Tfa non ci arrivano cmq e che dipende molto dall’Univ presso la quale si studia. Volendo essere inclusivi (e per non impazzire), abbiamo solo elencato i vari titoli di specializzazione disponibili. La differenza tra una certificazione e un dottorato è abissale, ma abbiamo anche pensato che dovrebbe essere il Miur a sbrogliare la matassa. Detto questo ci sono delle tabelle Miur che riconosco dei punteggi a questi titoli di special. per entrare in III fascia, però non abbiamo voluto ragionare né per cfu, né per punteggio. Siamo aperti a vostre proposte.

      • Grazie Ambra, sei gentilissima,
        un altro dubbio che ho è per quanto riguarda i CFU: posso fare riferimento ai post pubblicati sul gruppo? Cioè: quelle sono le discipline che il gruppo per il Riconoscimento di questa professione intende proporre?

  34. Io includerei anche gli abilitati ma laureati vo che non possiedono esami come didattica della lingua italiana perché inesistente al tempo.complimenti per il resto!

  35. Grazie per tutto questo lavoro, bravissimi!
    Solo un dubbio: si parla di tirocinio svolto all’estero in scuole riconosciute dal Miur; io ho lavorato 9 anni in Giappone in una scuola privata e in un liceo di cui il Miur credo ignori l’esistenza. Sono comunque contemplati nella richiesta dei requisiti?
    Grazie
    Annarita
    🙂

    • Ci ragioniamo, la tua domanda intanto ce la siamo appuntata.

      • Grazie prima di tutto x il grande impegno e il lavoro svolto! Ho solo un dubbio, le 475 ore possono essere comprensive del tirocinio svolto durante il Master? Io sono abilitata in inglese, solo da quest’anno sono riuscita ad insegnare ita L2 tutto l’anno e arrivo alle 475 ore sommando il tirocinio svolto durante il master..

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